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Ferrari (SVM) non soddisfatto dell'investimento in Telecom

Pubblicato il 16/07/2018 alle ore 00:56:00

A due mesi dall'assemblea del 'ribaltone', quando Elliott è riuscita a conquistarne il cda battendo la lista di Vivendi, il titolo di Telecom ha perso circa il 25%, scendendo ai minimi del 2013. Da circa due anni e mezzo, la società non riesce a riagguantare il livello di 1 euro e se il trend dovesse proseguire sarà più difficile per Elliott dimostrare che, come pronosticava nel suo piano, "con un board indipendente in due anni il valore delle azioni di Tim potrebbe raddoppiare". In questo scenario, il cda "dovrà fare qualcosa nel breve termine per dimostrare la sua credibilità al mercato", sottolinea Gianluca Ferrari, responsabile per gli investimenti del fondo tedesco Shareholder Value Management.
 

In occasione dell'assemblea del 4 maggio, la società di investimento aveva comprato una quota di Tim pari a circa l'1% per votare la lista Elliott e supportare così la nuova gestione. "Abbiamo mantenuto la quota, intorno all'1,2%. Ma per ora siamo azionisti poco soddisfatti, la società potrebbe fare meglio. Sicuramente, la mancanza di operazioni straordinarie è un segnale con cui si dovrà fare i conti: qualcosa deve succedere o qualcosa deve cambiare", puntualizza Ferrari in un'intervista all'Adnkronos.

Il manager italoamericano, 27 anni, è nato a Pontiac, negli Stati Uniti, ma a undici anni si è trasferito a Roma, dove ha vissuto fino agli studi universitari. Dopo la laurea alla Luiss, è tornato all'estero, in Germania: qui, ha trovato subito lavoro nel fondo attivista diventando in pochi anni capo delle scelte di investimento per il Sud Europa. "Di base sono a Francoforte, ma trascorro molto tempo in Italia per impegni di lavoro".

Uno degli ultimi è la battaglia vinta all'assemblea di Retelit, una piccola società delle tlc dove Svm, con una quota del 10% circa, è riuscita a ottenere l'appoggio di altri fondi per confermare gli attuali vertici. L'avversario, in questo caso, era una cordata capitanata dal fondo di Raffaele Mincione. In Retelit, non è escluso che Svm possa salire ancora: "Al momento - dice Ferrari, che è anche consigliere d'amministrazione - niente è escluso, i fondi ci sono: abbiamo tre miliardi di asset in gestione investiti in equity e avremmo quindi ampie disponibilità per farlo, ma per ora in programma non c'è niente".

Reti e infrastrutture delle nuove tecnologie che stanno per sbarcare in Italia, a partire dal 5G, sono guardate con grande attenzione dal fondo tedesco. Nei prossimi anni "ci sarà una domanda sempre più forte per i servizi di connettività e per la banda larga. C'è un vecchio detto: quando inizia la corsa all'oro, più che scavare, è meglio essere quello che vende le pale. E – è il ragionamento di Ferrari - tra tutte le società che fanno tecnologia è molto difficile trovare il cavallo vincente, mentre scommettere sull'infrastruttura di cui dovranno fare uso ha molto senso".

Anche per questo, un'alleanza tra Tim e Open Fiber "dovrebbe essere la priorità". In questo momento, Tim "dovrebbe continuare a spingere sullo scorporo della rete", con la sua conseguente societarizzazione. "Open Fiber sta costruendo un'altra rete, fare un clone della rete Tim è uno spreco di soldi: non ha alcun senso economico la coesistenza di queste due identità".

Nonostante questo progetto appaia sempre più complesso da portare avanti, anche un report di Credit Suisse di pochi giorni fa è tornato sul tema: “Riteniamo che il problema della separazione della rete resterà vivo", dicono gli analisti. E citano il nuovo regolamento europeo sulle comunicazioni: "Consente una regolamentazione più snella quando netco e servizi sono separati (e quando c'è fibra co-finanziata). Altri mercati, come ad esempio Danimarca, Spagna, Regno Unito, stanno andando in questa direzione". Quindi, l’attesa è che "la separazione rimanga un’ipotesi", capace di portare "un apprezzamento delle azioni a 1 euro", calcola la banca d'affari.

A proposito di asset, Tim ne avrebbe altri non strategici da valorizzare, secondo Ferrari. Sparkle prima di tutti, poi, in un secondo momento, il Brasile. "Se non ci sono sinergie, non ha senso mantenere certi asset. Il mercato apprezza le scelte". Quanto all’ingresso di un nuovo operatore low cost come Iliad, "è un grande rischio per il settore e bisogna vedere come Telecom risponderà, ma non è quella la parte principale del business".



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