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Le strategie dei broker esteri su Piazza Affari

Pubblicato il 01/06/2018 alle ore 11:15:32

Roma - «Il premio di rischio sui Btp italiani continuerà a mantenersi su livelli elevati a causa dell'incertezza politica».
 

Con queste brevi annotazioni gli analisti di Ubs hanno sconsigliato i propri clienti dall'operare sui titoli di Stato italiani. C'è una postilla, ovviamente: anche se è molto probabile che nel breve medio-termine lo spread tra il Btp a dieci anni e l'omologo Bund tedesco continuerà a mantenersi nella forchetta 250-320 punti delle ultime sedute, la volatilità (cioè la repentina variabilità dei prezzi) rischia di azzerare le eventuali opportunità di compravendita.

Tanto più che la correlazione tra sofferenza dello spread e possibili downgrade continuerà a esercitare una non indifferente pressione sui nostri titoli di Stato. La minaccia di Moody's di una possibile revisione al ribasso della valutazione di dodici banche italiane potrebbe creare un nuovo focolaio di incendio sui mercati. Ecco perché Ubs ha anche suggerito di evitare anche le azioni quotate a Piazza Affari: finché la minaccia è presente il trend ribassista potrebbe estendersi all'azionario. Al limite meglio puntare sui titoli meno esposti alle turbolenze del mercato interno come Eni, Luxottica e Moncler. Anche Nomura ha adoperato lo stesso ragionamento con un suggerimento in più: riposizionarsi sui Btp trentennali con una cedola più bassa vendendo con quelli con cedola più elevata. In pratica, è possibile in ottica speculativa vendere titoli che in questi anni hanno già pagato cospicui interessi per comprare quelli il cui prezzo sarebbe destinato a calare.

 

Anche se i fondamentali italiani, soprattutto a livello di stime di crescita, sono migliori rispetto al biennio 2011-2012 il circolo vizioso spread-downgrade-impatto sul comparto bancario è destinato a durare. La cautela dello strategist di Natixis, Cyril Regnat, si spiega in questi termini. La domanda sui Btp ieri è stata «discreta», ma l'importo in asta era inferiore alla media. «Possiamo ipotizzare che la presenza di investitori domestici fosse forte e che le banche italiane ne abbiano sottoscritta una parte significativa», ha aggiunto chiedendosi «quanti di questi bond verranno venduti sul secondario» e quanti invece resteranno in pancia a chi li ha sottoscritti. Molti addetti ai lavori, pur sentendosi maggiormente rassicurati da un governo tecnico e comunque convinti dell'improbabilità di un'Italexit, hanno ben presente il dilemma che la politica non è in grado di risolvere: conciliare la gestione di 2.300 miliardi di euro di debito con politiche economiche in grado di contrastare l'erosione progressiva del potere d'acquisto di larghe fasce della cittadinanza. Opinione sostenuta dalle società di gestione Fidelity e Hermes.
 

Di diverso parere Nick Gartside di JpMorgan secondo cui i Btp ora rappresenterebbero «una opportunità di acquisto» perché «la struttura dell'economia italiana versa in condizioni di salute ragionevoli».


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ubs-ci-boccia-evitare-titoli-stato-e-azioni-1534611.html



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