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Telecom - le ultime notizie

Pubblicato il 14/03/2018 alle ore 23:30:20

La battaglia fra il fondo Elliott e Vivendi per il controllo di Tim non si svolge solo ai piani alti dei due contendenti, abitati dai finanzieri Paul Elliott e Vincent Bolloré. La guerra di posizione è combattuta anche dai capitani (dell’esercito israeliano): l’attuale amministratore delegato di Tim, Amos Genish, non ci sta infatti a essere infilzato appena 6 mesi dopo la sua nomina e sta prendendo le distanze dal pirata catto-integralista francese, come lo ebbe a definire l’ex presidente d’oltralpe Francois Hollande.

A tutti Genish ricorda di essere un manager indipendente - che però ha fatto i soldi veri vendendo per due volte la startup brasiliana GVT prima allo stesso Bolloré e poi a Telefonica - e che sarebbe lui la persona migliore per continuare a guidare Tim.

 

Ma la pietra tombale sulle aspirazioni di Genish potrebbe arrivare non tanto da Elliott, che pure gli ha bocciato il piano industriale, quanto dal governo italiano. Al Comitato per il Golden Power non è infatti sfuggito l’ordine di servizio con cui Genish ha trasferito sotto di sé Sparkle, la controllata dei cavi sottomarini tanto cara ai servizi segreti e che per legge deve stare sotto un italiano: l’irritazione istituzionale è palpabile e potrebbe tradursi a breve in un formale atto di accusa per aver violato le disposizioni sul Golden Power.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/genish-tocca-cavi-dell-rsquo-alta-tensione-rischia-rimaner-fulminato-169367.htm


 

Entro la settimana - al massimo a cavallo della prossima - il fondo Elliott, che in molti accreditano ormai in zona 10%, calerà le sue carte su Tim. Presenterà la domanda di integrazione all' ordine del giorno dell' assemblea del 24 aprile e svelerà la sua lista per rendere il cda dell' ex monopolista compatibile con una vera società ad azionariato diffuso, una «public company».

 

Saranno così sostituiti tra 5 e 7 consiglieri: sull' assetto finale la situazione appare ancora piuttosto fluida. Per la presidenza, sembra ci siano pochi dubbi: l' uomo in prima fila è l' ex ad dell' Enel, Fulvio Conti. Per la poltrona dell' amministratore delegato, invece, le indiscrezioni in prevalenza continuano a indicare l' ex numero uno di Wind, Paolo Dal Pino.

 

Ma la situazione è più liquida: qualcuno sussurra anche di un' ultima mediazione in corso su Amos Genish, l' ad di Tim indicato dai francesi di Vivendi, che di certo non è l' obiettivo contro cui il fondo si sta scagliando. Il manager sta illustrando il suo piano agli investitori tra New York, Chicago e Boston. Il fondo vuole però che il cda sia composto da soli amministratori indipendenti, per poi scorporare la rete in una scissione proporzionale.

 

Inoltre chiede la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie e il ritorno al dividendo.

Per Genish significherebbe sconfessare il proprio piano, impostato su canoni più prudenti. Si fa via via meno probabile anche l' ingresso in cda di Luigi Gubitosi, che il governo reclama in Alitalia.

 

Per Vivendi, intanto, la difesa si complica. La strada delle dimissioni in blocco dei consiglieri espressi da Parigi, e far decadere il cda, vacilla. Sui dieci di indicazione francese, c' è chi scommette che almeno due consiglieri non sarebbero disposti a seguire il diktat. Vivendi proverebbe così a convincere quattro indipendenti (si parla di Félicité Herzog, sulla cui indipendenza - messa in dubbio da ricche consulenze prestate a Bolloré - la Consob sta indagando, Marella Moretti, Anna Jones e Camilla Antonini) ma vorrebbe dire provocare seri dubbi sulla loro reale indipendenza, alimentando le accuse di conflitto di interessi, da cui muove Elliott.

 

Oltretutto col rischio, anche con le dimissioni, di trascinare avanti l' agonia, ottenendo però il risultato di ritrovarsi in 5: l' ultima assemblea è stata vinta da Vivendi con appena lo 0,3% di distacco.

Ultima ma non ultima, ieri si è aperta una nuova grana, stavolta sindacale. L' azienda, rappresentata da Agostino Nuzzolo - manager che lunedì lascerà le risorse umane alla responsabilità di Riccardo Meloni, ex Leonardo - ha instaurato un braccio di ferro con le sigle sui 6.500 esuberi previsti dal piano. Ha detto stop alle trattative e dato ai sindacati pochi giorni, al limite qualche settimana per un ripensamento. In mancanza ricorrerà unilateralmente alla cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione.

 

«Se l' azienda parte da sola, è chiaro che ci opporremo con lo strumento di mobilitazione di cui il sindacato dispone: lo sciopero», avverte Marco Del Cimmuto della Slc Cgil. Tim nel mezzo della battaglia, alla vigilia di un' assemblea infuocata, apre un nuovo fronte, con uno sprezzo del pericolo che impressionerebbe pure Sun Tzu, l' autore de «L' arte della guerra».

 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/tim-rsquo-ultima-trincea-genish-vacilla-rsquo-ipotesi-169354.htm



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