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Fca, Cina e Gm: la quadratura del cerchoio?

Pubblicato il 17/08/2017 alle ore 13:23:18

La notizia era già circolata in mattinata ma sino ad ora non avevamo trovato la fonte. L'indiscrezione potrebbe essere fondata e potrebbe consentire a Marchionne di raggiungere il suo, vero, obiettivo. Questa indiscrezione apre nuovi scenari che potrebbero determinare un nuovo consolidamento nel settore (dopo Peugeot/Opel)


La Cina punta, così si dice, al boccone più grosso dell’industria italiana, la ex Fiat. Oggi si chiama Fca ormai ha testa e piedi in America, a Detroit, ma gli italiani insistono a considerarla “nostra”. Sarà Fiat-Fca il nuovo boccone destinato a alimentare il drago cinese? Così ha scritto Automotive News, la bibbia dell’industria automobilistica americana.

 

A Parigi e a Washington tremano. La sindrome cinese ha determinato, in luglio, il voltafaccia del nuovo presidente francese Emmanuel Macron che ha per ora bloccato la vendita dei cantieri Stx all’italiana Fincantieri. Lo ha detto chiaramente il loro ministro Bruno Le Maire al Corriere della Sera. I francesi sono preoccupati per le loro “tecnologie di punta” e sul fatto che gli italiani non danno “sufficienti garanzie sul rischio di trasferimento di queste tecnologie verso la Cina”, dove Fincantieri ha importanti interessi e dove sono già scivolati importanti pacchetti azionari di grandi aziende italiane.

 

Giorgio Ursicino e Alberto Gentili le elencano sul Messaggero di Roma: Pirelli, lnter, Milan. Ma pesano ancor più i 2 miliardi spesi dai cinesi per prendere il 35% di n Cdp Reti, che in pancia ha il 30% di Snam e di Terna, “infrastrutture strategiche” per l’ Italia. Merita anche ricordare la “partnership strategica di lungo periodo tra Shanghai Electric ed Ansaldo Energia”, celebrata pochi mesi fa a Pechino dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

Tutti si interrogano  sulle possibili reazioni americane. Nessuno mi toglie dalla testa che dietro la subitanea rimozione da presidente di Cdp di Franco Bassanini, auspice della vendita di Cdp reti ai cinesi, ci sia la manina americana.

 

Il mondo si sta posizionando per la guerra mondiale fra America e Cina. Sono in corso le prove generali nei Mari nel sud e nell’ Himalaya. E gli italiani? Leggete “Paris 1919” di Margaret Macmillan. C’è un capitolo dedicato alla delegazione e al governo italiani. Gli italiani si distinguono sempre. E si fanno detestare.

 

Cosa fanno ora, in questo momento in cui la grande strategia di Deg Tsiao Ping ha trasformato la Cina da terra di conquista a super potenza? Fermi ai miti che travolsero la buona borghesia degli anni 70 con la Cina è vicina, fanno entrare i cinesi nel cerchio magico occidentale. Vogliono vender loro porti, sono peggio dei greci. Un conto è produrre l’ i-Phone in Cina, un conto è fare entrare i cinesi nel sancta sanctorum dell’industria meccanica americana. Non sono le linee di montaggio a preoccupare, ma i laboratori di ricerca.

 

 

Il Governo italiano è un po’ nel pallone. Con andreottiano cinismo Paolo Gentiloni conta su Trump. Confida un anonimo di Palazzo Chigi al Messaggero: “Per fortuna che nella pancia di Fca c’è la Chrysler. E per fortuna che c’è Trump. Il presidente americano ha dichiarato una guerra commerciale a Pechino e non farà mai comprare le Jeep americane ai cinesi. Sarà lui a mandare al diavolo i promessi acquirenti”.

 

Poi c’è anche Carlo Calenda, ministro allo sviluppo economico. Cosa sappia fare, a parte le interviste, è ancora da vedere ma sembra proprio che sia spaventato. Sul tavolo verde della politica planetaria non si gioca solo la partita Fiat, sempre che le voci siano fondate. C’è la Telecom, nella cui pancia si trovano cavi di importanza strategica mondiale. Mediaset bramata da Bolloré è un corollario che può appassionare un po’ gli italiani, ma il suo peso sullo scacchiere è modestuccio assai. Non fosse che c’è di mezzo Berlusconi e che Berlusconi tiene in piedi il Governo, non ce ne saremmo accorti più di tanto.

 

 

Non è per Mediaset che si muoveranno gli americani. Ma per la Chrysler si. Trump non va sottovalutato. Per quanti danni possa fare è certamente più capace di tutti i politici italiani che vi possono venire in mente. E per quanti poteri possa accumulare un presidente americano non è certo un uomo solo al comando. Gode della fiducia del mondo finanziario. Wall Street è presente sul ponte di comando.

 

Potrebbero, Trump e i suoi consiglieri economici, inventare una mossa tipo costringere Marchionne a vendere alla General Motors e costringere GM, così arcigna verso Fca, a un matrimonio di superiore interesse nazionale. Era in fondo il sogno di Marchionne

 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/bloccare-appetiti-cinesi-fca-trump-potrebbe-costringere-154440.htm



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