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Generali è l'ultimo palcoscenico dei contrasti tra Intesa e Mediobanca

Pubblicato il 23/01/2017 alle ore 22:40:16

La tentazione di Intesa Sanpaolo sul dossier Generali passa oggi all' esame del mercato. Che comincerà a interrogarsi su modalità e tempi del possibile ingresso della prima banca del Paese nella partita delle assicurazioni triestine, con il loro «forziere» da 500 miliardi di attività dove trovano posto ben 70 miliardi di titoli di Stato italiani. Cosa accadrebbe se questi finissero, ad esempio, in Francia con la tanto paventata Opa di Axa, dopo che l'Italia ha già perso le cassaforti di Pioneer?

 

Un' eventuale operazione della banca guidata da Carlo Messina - che «non commenta le voci di mercato», ribadisce un portavoce - potrebbe mettere in sicurezza tale «tesoretto» anche solo arrivando a ridosso della soglia dell' Opa. Oggi invece lo scrigno di Trieste è messo a rischio di scorrerie dall' estero da un azionariato frammentato e dove i grandi azionisti italiani pesano ormai per il 25 per cento.

 

L' ingresso di Intesa risolverebbe la fragilità dell' azionariato del Leone anche solo investendo tra i 5 e i 6 miliardi, che è una cifra non certo piccola, ma in fondo risibile di fronte, per esempio, al maxi aumento da 13 miliardi a cui è chiamata Unicredit. Il cui ad, recentemente, ha sottolineato la necessità che il Leone resti indipendente e italiano.

 

Alcune voci accreditano anche operazioni più decise di Intesa sul capitale della compagnia assicurativa. Ma tutte le ipotesi sono ancora premature. Intesa comunque non sarebbe sola nel guardare al Leone. Tra i possibili partner interessati ci sarebbe Allianz, la più grande compagnia di assicurazioni europea, ora a caccia di acquisizioni importanti, che nel caso delle Generali potrebbero risolversi nell' acquisto di alcune filiali estere del Leone, che potrebbe concentrarsi su alcuni Paesi centrali nel suo business. Si vedrà.

 

Intanto, sull' onda delle indiscrezioni riportate da questo giornale, quella di ieri è stata una giornata di gran consulto per i grandi soci di Trieste. Uno dei principali, a sera, ha così commentato le ipotesi riguardanti Intesa: «Generali è concentrata sulla realizzazione del piano industriale e non risultano contatti con nessuno». Nelle diverse telefonate che sono intercorse tra i soci si è a lungo ragionato sui motivi di un eventuale intervento di Messina, ricordando le parole di Giovanni Bazoli, oggi presidente emerito, che qualche tempo fa aveva parlato della necessità per la banca di crescere, anche se il banchiere si riferiva all' estero.

 

E oggi in molti si domandano il senso industriale di un intervento che giunge proprio mentre Mediobanca lavora a dimagrire la sua partecipazione nel Leone da oltre il 13 al 10%, e nelle cui stanze si smentisce con fermezza la ricostruzione che Piazzetta Cuccia possa scendere al 5%.

 

Nel frattempo a Trieste, l'ad Philippe Donnet attrezza il suo vascello a navigare in acque agitate. E, a conferma delle indiscrezioni riportate domenica, sembra deciso a cambiare il suo "primo ufficiale". Il divorzio con Alberto Minali, direttore generale e direttore finanziario del gruppo, appare ormai inevitabile e imminente: peserebbero, tra le altre cose, anche visioni diverse sul piano annunciato a novembre e ora in esecuzione.

 

A ieri sera non era ancora stata convocata alcuna riunione del cda, ma a sentire il tam tam, questa sembra essere la settimana decisiva per riorganizzare la prima fila dirigenziale della compagnia. E c' è chi scommette che il prossimo uomo dei numeri sarà scelto tra gli ultimi innesti manageriali, arrivati in buona parte da Axa.

 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/tre-banche-all-assalto-generali-povero-nagel-che-aveva-pensato-139936.htm



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